COME SI RIPARTE NELLA FASE 2? PROVIAMO A FARE CHIAREZZA.


Si riparte. O per lo meno ci si prova. All’alba della Fase 2 tanti sono gli interrogativi sui decreti in vigore e sugli adempimenti necessari per la ripartenza.

Facciamo chiarezza ricostruendo anche il filo logico di questa pandemia globale per cui il 31 gennaio 2020 è stato dichiarato lo Stato di Emergenza nazionale. In quel periodo il tasso di contagio (il famoso R0) era 2,5, ovvero una persona affetta da virus ne poteva contagiare 2,5, un numero inaccettabile. Qualcosa andava fatto.

Il primo rischio da affrontare era quello sanitario per evitare il collasso dei reparti di terapia intensiva, quindi il 9 marzo è stata attivata la Fase 1 decretando il Lockdown: tutti “a casa” per ridurre il rischio di contagio.

Il monitoraggio dei dati giornalieri ha mostrato la progressiva riduzione di R0 che ad oggi è scesa sotto 1 ed ha consentito l’avvio della Fase 2, ovvero la graduale riapertura delle attività.

Questi passaggi sono stati regolamentati da numerosi provvedimenti che hanno mandato nel caos il mondo delle imprese (in questo articolo parliamo di imprese!). Proviamo a fare chiarezza.

Sezione Orientamento Coronavirus

Il Lockdown ha operato limitando diversi tipi di attività identificandole attraverso il codice ATECO che ogni azienda trova nella propria visura camerale. Dapprima sono state chiuse le attività aperte al pubblico (per evitare affollamenti) poi anche quelle di servizi, industriali e manufatturiere lasciando però aperte quelle destinate al commercio di prodotti o servizi di prima necessità.

La Fase 2 prevede la riapertura graduale di tutte le attività. Dal 4 maggio sono tornate operative le realtà industriali, manifatturiere, di commercio all’ingrosso e di determinati servizi mentre è stato annunciato che il commercio al dettaglio e la somministrazione dovrebbero essere consentite dalla metà del mese di maggio, ed infine i servizi alla persona dai primi di giugno, ma di nero su bianco ancora non c’è niente.

Restiamo in attesa di tornare alla normalità quindi, ma dobbiamo tener conto dei Protocolli. In effetti lo Stato ha valutato il rischio da contagio ed ha siglato, tra i provvedimenti necessari, anche dei protocolli da seguire per il contenimento della diffusione del virus, ovvero l’insieme delle pratiche, delle limitazioni e delle disposizioni igienico-sanitarie utili allo scopo. Lo stesso ha fatto la Regione Toscana con diverse Ordinanze.

L’ultima disposizione, in vigore al 4 maggio, è il decreto 26 aprile 2020 che nei suoi allegati intende fornire le condizioni di riapertura a tutela dei lavoratori e degli utenti.

In materia di sicurezza il datore di lavoro deve rispondere a cinque principi di base: sanificazione dei locali, informazione dei lavoratori, organizzazione del lavoro, fornitura di dpi e prodotti di sanificazione, programma gestione eventuale emergenza. Tutto questo viene riportato nel Protocollo Aziendale di Contenimento del Contagio che, in Toscana, deve anche essere inviato alla regione.

Ad oggi, 3 maggio 2020 la distanza sociale è di UN METRO, consigliato 1,80 metri dalla Regione Toscana (Ordinanza 48 del 3 maggio2020).

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Nello specifico, il titolare prima della riapertura dovrà provvedere alla sanificazione dei luoghi di lavoro (non è richiesto intervento di ditta specializzata) e successivamente dovrà provvedere ad informare il lavoratore sulle norme in vigore anche con depliants in azienda, a rilevare eventualmente la temperatura dei lavoratori all’accesso ai locali (a tal fine andrà redatta apposita informativa privacy), a garantire il distanziamento sociale, a definire le procedure di accesso ai locali da parte dei fornitori. Dovrà fornire mascherine, gel igienizzanti e dovrà disporre nei locali cartellonistica inerente il divieto di assembramento, l’obbligo di lavare le mani e di mantenere la distanza sociale.

Per le attività commerciali andrà garantito il distanziamento sociale, la pulizia dei locali due volte al giorno, l’informazione agli utenti riguardo l’obbligo di indossare le mascherine, l’utilizzo di prodotti sanificanti a servizio dell’utenza e del personale. Per superfici aperte al pubblico inferiori a 40 mq potrà accedere una persona per volta.

Il 4 maggio ripartono anche i cantieri privati dotati di specifico protocollo anti-contagio.

La situazione delle attività di somministrazione, tralasciando la sofferenza in cui versa il settore, prevede la possibilità di esercitare l’attività di preparazione (sempre attuando il protocollo a tutela dei lavoratori) da destinare all’asporto previa ordinazione web, email o telefonica, o alla consegna a domicilio, attività per cui non è necessario richiedere autorizzazione, ma che dovrà rispettare i requisiti igienici di confezionamento e trasporto. Andrà aggiornato il manuale HACCP.

La figura del consulente aziendale per la sicurezza ricopre un ruolo fondamentale in questa emergenza. Il suo ruolo è quello di interpretare e adattare le varie disposizioni alle diverse realtà economiche del territorio. Nel caos di questi giorni è necessario avere idee chiare e riuscire a guidare e rassicurare chi non è solito masticare il linguaggio tecnico-legale. DPCM, decreto legge, ordinanze, protocolli, è chiaro che non tutti hanno affrontato questi aspetti e magari non hanno nemmeno il tempo da dedicare alla comprensione dei singoli provvedimenti.